Christmas Blues: mai sentito parlare? Non per tutti il Natale è gioioso e fonte di allegria. Oggi Elisabetta Pieragostini ci offre una versione natalizia che potrebbe risultare insolita per la maggior parte di noi, ma che per molti è più che reale.
Si scatena durante le festività natalizie e si chiama, appunto, Christmas Blues. Blues come l’essere triste, depresso e agitato, ovvero lo stato d’animo tipico della famosa musica di chi ha i diavoli dentro. Ma cos’è questa sensazione che non permette di godere a pieno della magia del Natale? Vediamolo insieme.
Lo aspettiamo tutto l’anno, pensiamo a menu, compriamo addobbi e palline nei posti che visitiamo per le vacanze estive. Il Natale è senza dubbio la festa più attesa e magica del mondo, il momento in cui le luci delle case e delle città si accendono, i colori si illuminano e le musiche suonano per le strade e nell’aria.
Le nostre case diventano come la fabbrica degli elfi e molti di noi osano persino i tipici Christmas jumper (se non hai ben chiaro cosa siano, le gallery sui social o sul web ti forniranno un’idea strabiliante di cosa sia il fenomeno dei maglioni di Natale) da sfoggiare con tutto l’orgoglio trash di cui siamo capaci.
Ma questo non vale per tutti, perché se da una parte della barricata si schiera l’esercito delle feste, dall’altra esiste una moltitudine che invece le soffre. E non parliamo di quella sofferenza snob da social che ogni anno ci testimonia quanto non si veda l’ora che finisca tutto per tornare alla brulicante routine in cui nessuna vecchia zia ci chiede quando sforneremo il prossimo pargolo. Parliamo di molte persone, moltissime, più di quelle che immaginiamo, per le quali le feste natalizie portano nostalgia, tristezza e senso dell’abbandono. Se non siamo noi i diretti interessati, ci sarà capitato di parlare con qualcuno a cui una canzone di Natale sparata nelle casse del supermercato fa venire voglia di correre la maratona di New York per andare il più lontano possibile.
Ma che cos’ è questo senso di malinconia che ci sentiamo e che non ci fa vivere la magia del Natale? Si chiama Christmas Blues e non è una cosa così strana.
Secondo gli esperti in psicologia il Christmas Blues, o depressione natalizia, può bussare alla nostra porta con un riconoscibile senso di inadeguatezza iniziale nei confronti del clima festoso. Poi appaiono altri sintomi tipo insonnia, stanchezza, isolamento e apatia. Le persone colpite da questa forma depressiva in genere sono quelle che hanno subito lutti, trasferimenti o chiusure varie di rapporti. Per inciso: capisco le prime due cause, ma per la rottura di alcuni amori ci sarebbe addirittura da festeggiare e anticipare i fuochi d’artificio di Capodanno. Mio nonno diceva sempre “morto un papa se ne fa un altro”. Magari se sotto l’albero trovassimo Hugh Grant, il blues potrebbe trasformarsi in un altro tipo di musica. Torniamo a noi. Christmas Blues, dicevamo.
Il Natale è il simbolo di famiglia, pace, armonia, gioia. Può diventare però anche fonte di stress emotivo, ansie, frustrazione, terrore di dover rispondere alle solite domande dei parenti impiccioni o l’obbligo di vedere parenti con cui ci sono dei problemi e delle ostilità.
Il Natale amplifica tutto: le cose belle e, probabilmente ancora di più, quelle brutte. Si fa sentire la mancanza delle persone care che non ci sono più, ad esempio, e tutto questo può generare un tale scombussolamento interiore da portare a vivere le feste con angoscia e profonda tristezza.
I bambini vivono il Natale come il periodo più bello e atteso dell’anno. Gli addobbi, le vacanze scolastiche, i lunghi pomeriggi passati a giocare, l’attesa di Babbo Natale.
Tutto questo fa parte del nostro bagaglio di ricordi. Siamo adulti ora, ma un tempo siamo stati quegli stessi bambini a cui oggi possono mancare pezzi di vita con cui dobbiamo fare i conti. A Natale ancora di più.
Anche io ho esperienza di Christmas Blues, e sicuramente anche molti di voi. È successo l’anno in cui è morto mio zio. L’avevo chiamata mancanza, malinconia: tutte le mattine di Natale, mentre io e mia mamma cucinavamo per il pranzo di famiglia, suo fratello passava a farci gli auguri, si sedeva lì con noi e parlavamo, ridevamo , lui smangiucchiava dicendo “Intanto mi prendo un aperitivo”.
Il Natale del 2013 invece mio zio non sarebbe passato, non avrebbe suonato il campanello, perché una brutta malattia l’ha portato via l’estate prima e io e mia madre ci siamo ritrovate a preparare il solito pranzo di Natale con le lacrime agli occhi, senza voler festeggiare. Avevamo tanta tristezza nel cuore e nell’anima e ascoltavamo la sua canzone preferita: Rose rosse. Dovevo elaborare e metabolizzare quel lutto. Non ho contattato psicologi o esperti. Ho parlato con mio zio, sono andata sulla sua tomba e gli ho chiesto di aiutarmi ad essere felice, perché lui era gioioso. Non so spiegarlo a parole, dentro di me ho sentito qualcosa e l’anno dopo e quelli a seguire mio zio era lì diversamente e anche noi tutti lo eravamo.
Quali sono gli altri motivi per rattristarci il giorno di Natale?
Poi arriva il classico bilancio della vita di fine anno, vedere se abbiamo raggiunto gli obiettivi, dove siamo arrivati e cosa abbiamo fatto. Io starei lontana sia dai bilanci che dalle bilance.
Quando non possiamo più vivere i momenti del passato tendiamo a desiderare ciò che non abbiamo; i ricordi ci fanno male, tutto ci fa male, abbiamo rimpianti per il passato e non accettiamo il presente. So che potrebbe essere scontato da dire, ma i ricordi sono indelebili e restano impressi nei nostri cuori e nelle nostri menti, un po’ come è successo a me, quindi diamoci la possibilità di vivere oggi ricordando il bello senza nostalgia ma cercando nella nostra vita nuovi motivi per essere felici.
La solitudine, quando non è una scelta per staccare dal caos, ci può distruggere. Esci, vai a conoscere nuova gente, crea una rete di amicizie, ascolta, racconta e cancella la solitudine e questo senso di abbandono. Mettiamo un freno anche all’ansia dei regali. Non ce n’è bisogno, e se la persona a cui è indirizzato questo regalo genera in noi tale ansia vuol dire che forse è proprio questa persona che non ci fa così bene.
Oh, poi per qualche suggerimento carino, trovate alcuni miei consigli su piccole attività artigianali e con idee brillanti e luminose.
Stop anche ai sensi di colpa: nella vita non dobbiamo essere felici sempre e in ogni momento della vita. Non ci va di andare a quella festa? Bene, possiamo declinare l’invito di Natale se non abbiamo voglia, senza darci nessuna responsabilità.
Chi non comprende evidentemente non è disposto a mettersi nei nostri panni e ha un ego più grande della slitta di Babbo Natale.
Per quanto riguarda invece i bilanci della vita che spaventano e ci fanno paura, ricorda sempre che finché siamo vivi nessun obiettivo è fallito ma solo rimandato al prossimo anno, o a quello dopo ancora. Non siamo macchine che devono sempre performare, siamo persone che camminano lungo il viale della vita e che possono anche fermarsi ad ammirare il paesaggio.
Il Natale ci invita a ritrovare il calore delle persone: viviamolo nella maniera più serena possibile, perché se osserviamo il mondo che ci circonda non faticheremo a trovare tanto dolore.
Questo naturalmente non sminuisce la tristezza di nessuno ma vuole solo essere un mio abbraccio per voi e la speranza che tutti possiamo trovare nuovi motivi per sorridere.
Un suggerimento personale che riempie il cuore e che per un attimo ci fa dimenticare del nostro Christmas Blues?
Adoperiamoci ad aiutare chi ha bisogno e chi è in difficoltà. Nulla porta più pace e serenità che portare amore laddove la vita ha portato dolore.
Buon Natale a tutti di cuore.
Elisabetta
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Imprenditrice marchigiana laureata in Scienze della comunicazione. Negli anni ha acquisito anche un master in Scienze della Risoluzione di tutti i problemi delle figlie. Legge, mangia, sogna, scrive e inventa favole. Ogni tanto prova anche a dormire.
Lascia un commento