Ciuccio si o no? Tema sempre molto attuale e discusso. Oggi ce ne parla l’osteopata Arianna Barboglio evidenziando tutti gli aspetti da prendere in considerazione quando è il momento di decidere se darlo al nostro bambino o no!
Oggi vi parlo di un argomento molto dibattuto tra genitori e medici specialisti: il ciuccio. Vi starete domandando come mai un osteopata dovrebbe proferire consigli a tal riguardo? Comprensibile, e la risposta è molto semplice. Innanzitutto perché se fossi un genitore, come voi, sarei curiosa di conoscere ciò che è meglio per lo sviluppo neuro motorio del mio bambino; in secondo luogo, perché spesso giungono presso il mio studio piccoli pazienti che presentano frequenti disturbi, tra le cui cause si sospetta anche un utilizzo eccessivo e prolungato del ciuccio. E quindi, ciuccio si o ciuccio no?
Il ciuccio, o succhietto, è uno degli oggetti più utilizzati nei bambini per stimolare la suzione non nutritiva. Esistono infinite forme, grandezze e materiali. É, giustamente, considerato dai genitori un grande alleato, proprio per la sua capacità calmante. Eppure, soprattutto gli specialisti, tendono a criticarlo e, talvolta, demonizzarlo. Ma quindi, ciuccio si o ciuccio no? Analizziamo insieme rischi e benefici, facendo riferimento a numerosi articoli presenti in letteratura scientifica e incominciando con la fisiologia.
La suzione è un meccanismo naturale presente nel feto già verso la 11^-12^ settimana gestazionale, molto prima della sua nascita. Intorno alla 16^ settimana, il bambino impara a deglutire liquido amniotico e solo alla 34^ è in grado di coordinare suzione-deglutizione e respirazione. La suzione non nutriva è un riflesso oro faringeo che viene prodotto spontaneamente stimolato dal dito o da un oggetto inserito in bocca. Si differenzia dalla suzione nutritiva, che prevede invece un meccanismo elaborato e coordinato, permettendo al neonato di nutrirsi e crescere adeguatamente.
Tra gli effetti positivi emerge sicuramente l’azione calmante, rilassante e analgesica del succhietto. Per cui , si consiglia e si utilizza anche in ambito ospedaliero. Sia per i bambini nati pretermine, per stimolare la suzione non nutritiva e ridurre i tempi di ospedalizzazione, sia per i bambini nati a termini. Ospedalizzati in seguito a interventi chirurgici di minore gravità. Più recentemente, è stato studiato e dimostrato l’effetto benefico del ciuccio, insieme ad altri fattori, per ridurre il rischio della SIDS (Sudden Infant Death Syndrome = sindrome da morte in culla). Inoltre, costituendo uno dei migliori strumenti per allenare la suzione non nutritiva, rappresenta un ottimo allenamento logopedico per lo sviluppo della muscolatura del complesso oro-facciale.
Infatti, è stato evidenziato che questi benefici rimangono tali solo se si rispettano alcune importanti indicazioni sul tempo di utilizzo del ciuccio durante la giornata e negli anni.
Il primo aspetto negativo che può indurre l’utilizzo del ciuccio nel neonato riguarda il corretto avviamento dell’allattamento al seno nelle prime 4/6 settimane di vita del neonato. È in questo periodo, infatti, che il bambino, aiutato dalla sua mamma (ed eventualmente da altre figure di sostegno), impara ad attaccarsi correttamente al seno; per cui, qualsiasi altro stimolo potrebbe confonderlo e rendere questo naturale meccanismo più complicato e difficoltoso.
Numerosi studi scientifici hanno invece esaminato e dimostrato un’importante correlazione tra l’utilizzo prolungato del ciuccio e la presenza di malocclusioni dentali nei bambini, con conseguente necessità di apparecchi ortodontici durante l’infanzia. Perché il ciuccio può favorire lo sviluppo di una malocclusione? Essendo differente il meccanismo di suzione rispetto all’allattamento al seno, può indurre delle modificazioni scorrette sullo sviluppo delle strutture oro-facciali, oltre a favorire un ritardo di maturazione della deglutizione, che da “infantile” dovrebbe passare fisiologicamente a quella “adulta” tra i 3 e i 6 anni di età.
In ultimo, è stata evidenziata una correlazione tra l’utilizzo del ciuccio e l’instaurarsi di otite media acuta ricorrente, a differenza dell’allattamento al seno che sembra essere un fattore protettivo. Questa associazione potrebbero essere la conseguenza di due possibili cause: il reflusso di secrezioni nasofaringee nell’orecchio medio, e una disfunzione della tuba di Eustachio determinata da un’alterata occlusione.
Il legittimo bisogno di suzione del bambino, laddove non sia possibile soddisfarlo al seno, crea una necessità di valutare nel tempo il rapporto fra rischi e benefici di cui abbiamo parlato sull’utilizzo del ciuccio. Inoltre, giustifica le raccomandazioni degli odontoiatri di cercare di non prolungare troppo nel tempo l’abitudine del succhiotto.
Ovviamente, con dispiacere, non ho affrontato tutti gli aspetti emotivi e psicologici che l’utilizzo del ciuccio ha sul bambino e che sono altrettanto importanti per lo sviluppo psicomotorio del vostro bimbo. Motivo per cui, collaborando con altri specialisti, consiglio sempre di valutare il singolo bambino, i suoi bisogni, le necessità della famiglia e il contesto in cui vive e cresce, per poi decidere il periodo migliore per utilizzare o togliere il ciuccio.
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Nasco a Milano nel 1989. Laureata in Fisioterapia a pieni voti presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, mi son resa conto di avere ancora molto da apprendere, da conoscere e imparare. Così è incominciato il mio percorso di formazione per diventare quello che per me è il lavoro più bello del mondo, l’osteopata; percorso concluso con il conseguimento del Diploma presso la Scuola Italiana di Osteopatia SOMA. Da sempre appassionata al mondo della maternità.
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