PERCHE’ L’INQUINAMENTO CI INTERESSA POCO?

Scritto da Mimom Mag il .

Inquinamento: siamo “draghi dell’inazione” secondo una corrente della psicologia che studia il modo di farci cambiare abitudini in modo più efficace e veloce.

 

Abbiamo deciso di scrivere quest’articolo ispirandoci ai temi medico-scientifici trattati da ACP: “Associazione Culturale Pediatri” alla quale noi di Mimom Mag facciamo riferimento per informazioni e ricerche interessanti e utili a genitori o aspiranti tali.

 

Già a settembre 2018 la Società Britannica di Psicologia ha lanciato l’allarme: “Siamo distratti, indifferenti, o preferiamo tenere la testa sotto la sabbia, sbadigliamo davanti alla catastrofe climatica”. Perché? Secondo Robert Gifford, celebre psicologo che a proposito ha coniato il termine “draghi dell’inazione”, ci sono fondamentalmente sette barriere psicologiche che ci bloccano, come ha ricordato di recente il Gruppo ACP Pediatri per Un Mondo Possibile.

Inquinamento: le barriere psicologiche che bloccano le persone:

  1. Una conoscenza limitata del problema
  2. Visioni ideologizzate del mondo che tendono a precludere comportamenti pro-ambiente
  3. Confronto con persone ritenute punti di riferimento
  4. Costi irrecuperabili (ovvero mancanza di un tornaconto economico dei cambiamenti a favore dell’ambiente)
  5. Sfiducia nei confronti degli esperti e delle autorità
  6. Percezione dei rischi legati al cambiamento
  7. Modifica inadeguata del comportamento (ovvero sbagliamo, in buona fede)

Come superare questi ostacoli

Lo stesso autore, per fortuna, ipotizza anche 5 modi per superare questi ostacoli:

  1. Analizzare le singole barriere a livello del comportamento e definire in modo accurato tutte le azioni che determinano scelte pro ambiente, osservandole e registrandole, testando l’impatto degli interventi e valutandone il programma. In altre parole: pensiamoci!
  2. Ideare nuovi modi di diffusione di consapevolezza sulle tematiche ambientali, ovvero, condividiamo i concetti con chi ci sta vicino, rendiamolo un tema di discussione sereno e proficuo.
  3. Incrementare la conoscenza e l’opposizione ai comportamenti contro l’ambiente e scegliere messaggi che aumentino le personali capacità di affrontare il cambiamento
  4. Progettare studi di intervento mirato con la finalità di analizzare le scelte comportamentali (ad esempio la modalità del viaggio e il consumo di energia). Scegliamo ad esempio consapevolmente di cambiare modalità di spostamento per la quotidianità e le vacanze e parliamone in famiglia.
  5. Lavoriamo a stretto contatto con gli altri. Il cambiamento dei comportamenti a favore dell’ambiente non può essere realizzato da gruppi singoli o persone. Coinvolgiamo la scuola, il posto di lavoro, i negozi e facciamo sentire la nostra voce nel chiedere ad esempio di abbassare i riscaldamenti o chiudere le porte dei punti vendita.

Genitori più rispettosi, bambini più inclini alla sostenibilità

Per capire meglio poi come potremmo aumentare la sensibilità dei cittadini di domani, e dei bambini, l’Associazione culturale pediatri (Acp) ha poi  evidenziato i risultati di un interessante studio: i bambini che sono cresciuti con madri più rispettose dell’ambiente, e con un livello di istruzione più alto, avevano comportamenti più sostenibili all’età di 18 anni. Un’evidenza è apparsa particolarmente chiara: il tempo dedicato al gioco e all’esplorazione all’aperto durante l’infanzia consente di sviluppare atteggiamenti pro-ambiente in età adolescenziale. Un piccolo tesoro, che si mostra sempre più prezioso, che possiamo regalare ai nostri figli giorno dopo giorno.

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