JESSICA GIALDISI: MAMMA, SORELLA E GENITORE AFFIDATARIO DEI SUOI FRATELLI

Scritto da Mimom Mag il .

Oggi per la rubrica “Storie di Donne” condotta da TellmeOlivia, intervistiamo Jessica Gialdisi: una donna di 25 anni che è già mamma di una bambina di sei anni, sorella e genitore affidatario dei suoi tre fratelli. Una storia di dolore e difficoltà ma di  grandissima speranza.

Come è nata l’idea di scrivere un’autobiografia?

Per poterti rispondere a questa domanda devo prima raccontarti un po’ di me.
Sono una ragazza di 25 anni. Nonostante la mia giovane età sono già mamma di una meravigliosa bambina di sei anni, sorella e genitore affidatario (da ben due anni) di mia sorella di 14 anni e dei miei fratelli di 13 e 11 anni.
Nacqui in una famiglia dove il mio bisogno sembrava non esistere, come tutti quei valori che, nell’idea comune dovrebbero essere alla base della famiglia stessa, per permettere a qualsiasi bambino di crescere in armonia. Il mio papà e la mia mamma erano entrambi tossicodipendenti, vissero per anni lontani da me rinchiusi in comunità ed i nonni paterni (i miei angeli custodi) si presero sempre cura di me. Crescendo cercai approvazione dagli altri, nella speranza di trovare un adulto in cui riporre il ruolo genitoriale.

Il suicidio di mia mamma fece nascere in me la necessità di ascoltare e vivere il mio dolore…

Nel 2017 venne a mancare la mamma dei miei fratelli, aveva solo 33 anni, morì di overdose. Soltanto un anno più tardi venne a mancare la mia mamma. Si suicidò. Da quel tragico avvenimento, nacque in me la necessità di ascoltare e vivere il mio dolore, riconoscendo per la prima volta il mio bisogno. Questo evento diede inizio alla mia rinascita perché con esso riaffiorarono tutti i miei bisogni inascoltati ai quali, la mia nuova me, sapeva finalmente dare ascolto.

Capii che l’approvazione che cercavo dagli altri, in realtà poteva provenire soltanto da me. Presi il controllo della mia vita trasformando il dolore in forza per vivere profondamente con consapevolezza.

La mia vita è stata difficile, insidiosa e ricca di ostacoli pronti ad abbattermi, ma non le ho permesso di continuare a farlo.

Jessica Gialdisi e il suo romanzo autobiografico ” Vorrei essere stata bambina”

La vita, semplicemente, mi conduceva e non ero io a guidarla. Ero succube di dolori ed avvenimenti ai quali non sapevo trovare giustificazione. Iniziai a pormi un’infinità di domande, alle quali inizialmente non trovavo risposta. Insieme al mio compagno, dopo qualche mese dalla morte di mamma, capii che la cosa giusta sarebbe stata quella di proteggere e dare ascolto a quei bambini, i miei fratelli. Il suicidio di mia madre mi devastava ed annientava l’anima secondo dopo secondo e loro, così piccini, come potevano affrontare un peso così grande per la perdita della loro madre? Quel posto che abitavo, quella società che mi circondava mi faceva sempre più paura. Il peso di quel dito puntato contro, di quel giudizio, pesava sempre più di più ed io non volevo più starlo ad ascoltare. Insomma scrivere il mio romanzo “Vorrei essere stata bambina” è stata la mia autoterapia.

Mi ha permesso di rinascere e di risalire dall’abisso di quel dolore che non mi lasciava via di scampo.

Jessica Gialdisi e la sua scelta di sentirsi libera…

La cosa più bella che ti è successa da quando hai deciso di intraprendere questo percorso?

Questa scelta ha letteralmente aperto la mia vita ed ora finalmente sono libera.

Libera da ogni limite e condizione.

Libera dal peso del giudizio senza più alcuna paura.

Questa scelta mi ha unito ancor di più alla Fondazione Ema Pesciolinorosso e alla loro missione, quella di aiutare giovani e famiglie in difficoltà per scoprire il senso della vita e rendere questo mondo un posto migliore da vivere. Prima che il libro venisse pubblicato ero terrorizzata dalla società in cui vivevo, ora invece, instaurando relazioni vere, senza più indossare alcuna maschera per confondere la nostra vera realtà, sto incontrando persone meravigliose. Questa rete di dolore mi salva ogni giorno.

Perché la tua vita dovrebbe ispirare la vita di altre donne?

Per tantissimo tempo, ho guardato il mio dolore con assoluto disprezzo. La croce che portavo sulle spalle era così pesante e desideravo solo poterla eliminare per sempre. Dopo un lungo cammino introspettivo alla scoperta di me stessa, sono giunta alla conclusione che quella croce non è una punizione, ma un dono. Un dono perché oggi mi permette di amare la vita pienamente, amarla in ogni sua forma.

Ho un sogno.

Vorrei raccontare la mia storia nella speranza di poter esser d’aiuto a chi si trova ora in difficoltà, donando nel mio piccolo speranza e forza per reagire e per amare la vita, nonostante tutto. Vorrei diffondere la magia dell’affido familiare per aiutare tanti bambini a trovare il loro posto sicuro, l’amore e la protezione che per diritto meritano.

Ora la mia vita è fatta di scelte, la dirigo io e questo immenso dolore mi ha permesso di essere oggi ciò che sono e per questo guardo la croce che porte sulle spalle con devozione. Aveva qualcosa di profondo da insegnarmi. Ieri non possedevo nulla, oggi possiedo la mia famiglia, anche se insolita, come l’avevo sempre immaginata sin da bambina.

Cambiare si può. Tutto ha una ragione, tutto ha un perché.

Ciò che mi ha recato più dolore nel passato? Sentirmi sola ed abbandonata, sbagliata ed incompresa, un’estranea agli occhi del mondo in cui abitavo. Attraverso la mia testimonianza, vorrei far sentire tutte queste donne speciali, che come me hanno e stanno soffrendo, meno sole. Io sono con loro, ad ogni passo, in ogni istante, sempre.
Se le avessi qui vorrei poter dire loro:

AMATEVI ED ABBIATE CURA DI VOI STESSE
Perché infondo…
“Solo imparando ad amarti potrai amare pienamente il tuo prossimo”

 

Intervista a Jessica Gialdisi, a cura di @TellmeOlivia

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