Osteopatia neonatale: ebbene sì, anche i neonati possono essere trattati con cure osteopatiche. Ce lo spiega la Dott.ssa Osteopata Arianna Barboglio.
Ma davvero anche i neonati possono essere trattati dall’osteopata? Tanti ancora non conoscono l’Osteopatia e i suoi molteplici ambiti di applicazione. Uno di questi è quello dell’osteopatia neonatale. Perché un piccolo neonatino dovrebbe avere bisogno dei trattamenti osteopatici? Scopriamolo insieme!
Piccola grande premessa che mai mi stancherò di ricordare: l’Osteopatia è anche una terapia preventiva. Permette di intercettare possibili disfunzioni somatiche che con il tempo potrebbero sfociare in sintomi conclamati e influenzare negativamente lo sviluppo psico-neuro-motorio del bimbo. La prevenzione è ancora più efficace nel bambino rispetto all’adulto. Questo perché il suo sistema è talmente plastico e compliante da poter reagire efficacemente in tempi ridotti alle delicate manipolazioni osteopatiche. Poter individuare la presenza di zone di alterata densità e funzionalità, permette di intercettare precocemente eventuali disturbi e risolverli tempestivamente ancora prima che si manifestino.
“La salute dell’individuo inizia nel grembo materno”. I nove mesi di gestazione costituiscono un periodo estremamente importante per lo sviluppo neuromotorio – cognitivo ed emotivo del bimbo. Nella pancia, lo scheletro del feto non è ancora ossificato. Quindi, se non ha la possibilità di muoversi a sufficienza, le pressioni che riceve potranno talvolta modificare già in utero la forma stessa delle ossa. Determinando conseguentemente uno sviluppo non fisiologico di alcune sue funzioni.
Per esempio, il bambino che già al settimo mese si incanala nel canale del parto (testa in giù) e non si muove più, potrà avere forti costrizioni e un maggiore rischio di presentare dei punti di sofferenza a livello craniale, che andranno successivamente valutati e trattati. È fondamentale inoltre garantire una adeguata elasticità dell’utero e flessibilità dei suoi legamenti, così come è altrettanto importante rimuovere zone di restrizione e tensione nell’area del bacino della mamma affinché il bambino possa essere libero di muoversi, per quanto possibile, all’interno del suo ambiente, e affinché il parto possa avvenire in modo fisiologico, risultando meno faticoso non solo per la mamma, ma anche per il neonato stesso.
Obiettivo dell’Osteopatia, occupandosi anche di prevenzione, è dunque quello di favorire il benessere fisico della madre, accompagnando la diade mamma-bambino durante i nove mesi di gravidanza, contribuendo di conseguenza anche al benessere del suo bimbo nel periodo fetale.
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il “parto veramente naturale” chiamato “eutocico”, inizia con travaglio spontaneo (senza induzioni), e procede con una progressione del travaglio/parto a basso rischio (senza segni di disfunzione). In tutti gli altri casi si parla di parto “distocico”.
Tante possono essere le cause alla base di un parto distocico, complicato, tra cui proprio l’eccessiva medicalizzazione della gravidanza e del parto stesso: l’epidurale, l’accelerazione artificiale del travaglio, la decelerazione artificiale o la cessazione temporanea del travaglio. Altri fattori determinanti sono le condizioni ambientali del parto, la posizione della mamma durante la fase espulsiva, la presentazione non favorevole del bambino, le cattive condizioni di salute della madre (il fumo è tra le prime cause), oppure disfunzioni osteopatiche già presenti da tempo nella mamma.
È importante ricordarsi che il parto stesso, anche se eutocico, rappresenta un momento stressante per il bambino: dopo una fatica più o meno lunga, dopo essere stato spinto, compresso, a volte con forze davvero importanti, a volte contro l’osso pubico della mamma prima di trovare la posizione migliore per poter uscire, questa piccola creatura passa improvvisamente da una temperatura di 37° ad un di 25° circa, da un ambiente accogliente acquatico ad un ambiente aereo, da una respirazione placentare ad una respirazione polmonare. Appena fuori probabilmente si ritrova a testa in giù, pizzicato e allontanato dalla sua mamma. E questo, avviene se procede tutto secondo fisiologia, natura.
Immaginate voi quanto possa aumentare lo stress subito nel caso in cui venga utilizzata la ventosa, l’ossitocina artificiale, la manovra di Kristeller, un cesareo d’urgenza?
Sebbene il sistema del neonato sia facilmente adattabile, plastico e compliante, non sempre è in grado e ha la possibilità di reagire autonomamente allo stress accumulato durante il travaglio e il parto. In questi casi, è frequente quindi che manifesti alcuni dei disturbi più comuni che, dopo una attenta visita pediatrica, possono beneficiare delle dolci cure osteopatiche.
Per cui, riassumendo: posizioni mantenute per troppo tempo in utero o un parto complicato possono determinare diverse conseguenze sul bambino. Alcune di queste sono immediatamente percepibili, o perché particolarmente gravi (rari casi), oppure perché si osservano delle manifestazioni evidenti; altre invece non manifestano alcun sintomo visibile.
Tuttavia, come scrive Viola Frymann,
“l’osteopata guarda qualcosa di più al momento della nascita del bambino, perché riconosce che il processo della nascita è probabilmente l’esperienza più traumatica della vita”.
Quindi, indipendentemente dalla presenza di sintomi, anche nei primissimi giorni di vita può essere molto utile portare il vostro bimbo dall’osteopata: una valutazione neonatale osteopatica permette d’intercettare precocemente eventuali alterazioni che, se non corrette, potranno manifestarsi successivamente e influenzare lo sviluppo del bambino.
Il ruolo dell’Osteopatia in questi casi è coadiuvante del trattamento medico tradizionale, con l’obiettivo di consentire al bambino di funzionare al massimo delle sue potenzialità, indipendentemente dall’intensità o gravità del problema.
Molti genitori, durante il primo colloquio telefonico, mi chiedono curiosi e in alcuni casi spaventati come avverrà il trattamento. É luogo comune considerare l’osteopata come colui che “scrocchia le ossa”. Niente di più errato. Le tecniche osteopatiche sono molteplici e i “trust articolari”, così chiamati, costituiscono solo una piccola parte delle numerose tecniche che vengono utilizzate.
Nonostante, l’Osteopatia Neonatale e Pediatrica si avvalga degli stessi principi che definiscono il trattamento osteopatico per l’adulto, l’approccio è differente perché il bambino non è un piccolo adulto: presenta proporzioni, strutture e funzioni differenti ed è in continuo mutamento durante il suo sviluppo. Si porrà grande attenzione allo stato di salute del piccolo, alla sua storia clinica, ai fattori traumatici che ha sopportato, ai fattori emotivi legati al contesto in cui vive, alle eventuali patologie presenti e al suo stato di sviluppo neuromotorio e cognitivo.
Il trattamento prevede un approccio a 360° su tutti i sistemi (cranio-sacrale, fasciale, viscerale e strutturale), e vengono utilizzate tecniche molto dolci, per niente invasive o dolorose, necessarie a liberare le zone che presentano un’alterata struttura o funzione.
In alcuni momenti, sembrerà quasi che le mani dell’osteopata rimangano immobili, non per questo non saranno efficaci. Infatti, come dimostrato nello studio “The role of gentle touch in perinatal osteopathic manual therapy” (McGlone et al. 2017), e successivamente “Dynamic touch reduces physiological arousal in preterm infants: A role for c-tactile afferents?” (Manzotti et al. 2019), il tocco (Affective Touch) nella terapia manuale osteopatica riveste un ruolo importante in ambito neonatale, in quanto oltre a migliorare la mobilità fisica delle aree con rigidità, favorisce l’integrazione di tutti gli aspetti sensoriali e sembrerebbe avere anche una risposta neurovegetativa e vascolare-metabolica sul neonato pretermine.
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Nasco a Milano nel 1989. Laureata in Fisioterapia a pieni voti presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, mi son resa conto di avere ancora molto da apprendere, da conoscere e imparare. Così è incominciato il mio percorso di formazione per diventare quello che per me è il lavoro più bello del mondo, l’osteopata; percorso concluso con il conseguimento del Diploma presso la Scuola Italiana di Osteopatia SOMA. Da sempre appassionata al mondo della maternità.
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