
VIOLENZA OSTETRICA: CHE COS’È? LA STORIA E LA DENUNCIA DI GIUSY
Violenza ostetrica: che cos’è esattamente? Perché se ne parla così poco? Oggi ascolteremo le parole di Giusy, una mamma che ha esposto denuncia per aver subito violenze ostetriche durante il parto della sua primogenita.
Non se ne parla molto. Si tratta di un tema molto delicato, un tema molto sensibile che però negli ultimi anni sta riguardando un numero sempre maggiore di mamme. Approfondiamo il tema cercando in primis di capire che cos’è esattamente la violenza ostetrica per poi viverla tra le righe di questo crudo e impressionante racconto.
Che cos’è la violenza ostetrica?
Quando si parla di violenza ostetrica si parla di una serie di atteggiamenti e problemi inaspettati a cui la mamma deve far fronte in ospedale nel momento più delicato e bello della sua vita: la nascita di un figlio. Atteggiamenti? Problemi? Ma di che tipo? Per farvi capire meglio, ne elenchiamo alcuni:
- Abusi subiti dalla donna durante le cure ostetriche/ ginecologiche
- Maltrattamenti
- Mancanza di assistenza adeguata
- Procedure mediche non eseguite correttamente
- Mancanza di rispetto del corpo e delle decisioni della donna
- Cure senza consenso
- E molti altri…
Violenza ostetrica: l’indagine della Doxa e OVOItalia e i dati raccapriccianti
In Italia questo termine è ancora poco conosciuto ma purtroppo i dati parlano chiaro: secondo i risultati dell’indagine condotta da Doxa e OVOItalia tra il 2003 e il 2017 il 21% delle madri dichiarano di aver subito violenze ostetriche. Si tratta di circa 1 milione di donne.

Questo studio e i suoi risultati mostrano numeri agghiaccianti. Il 41% delle donne e quindi 4 donne du 10 dichiarano di aver subito pratiche lesive della propria dignità e integrità psicofisica. Il 33% delle madri dicono di non essersi sentite adeguatamente assistite. Il 6% delle donne non ha voluto altri bambini.
Cosa si sta facendo per contrastare la violenza ostetrica
Purtroppo la violenza ostetrica non è un problema legato esclusivamente all’Italia ma riguarda tutto il mondo. Nel 2019 il Consiglio Europeo ha promosso una risoluzione atta a garantire il rispetto della dignità dei diritti della donna durante la gravidanza e durante il momento del parto. Come indicato nel rapporto:
“Nel 2015 diversi esperti dei diritti umani regionali e delle Nazioni Unite, inclusa la Relatrice Speciale, hanno pubblicato una dichiarazione congiunta sull’implementazione dell’Agenda 2030, chiamando gli Stati ad “affrontare gli atti di violenza ostetrica e la violenza istituzionale di cui soffrono le donne nelle strutture sanitarie” e “di prendere tutte le misure pratiche e legislative per prevenire, proibire e punire tali atti e garantire i risarcimenti”. “
Questi provvedimenti Europei in corso sottolineano la necessità di prevenire, segnalare, denunciare e sanzionare tali abusi. Ma allo stesso tempo sottolineano la necessità di garantire buone condizioni di lavoro per gli operatori sanitari. Fattore essenziale e direttamente proporzionale all’assistenza e all’accompagnamento delle pazienti.
La storia di violenza ostetrica di Giusy
22 Luglio 2021
“Giorno 15 Giugno 2021 sono stata ricoverata nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Sant’Orsola a causa di gravidanza oltre termine e dopo vari chiarimenti in merito mi è stata consigliata l’induzione come metodo più opportuno per partorire avendo raggiunto le 41 settimane + 3 giorni.
Le mie preoccupazioni e il dolore crescente…
Ero già preoccupata di ciò essendomi informata sulle conseguenze del parto indotto, ma nonostante avessi chiesto varie informazioni le dottoresse di turno mi hanno impostato il “discorso induzione” come unico metodo per partorire. Dopo avermi somministrato due dosi di un farmaco off-label per procurarmi le contrazioni, intorno le 20.00 della stessa sera iniziano i primi dolori. In un primo momento sopportabili. Dopo un paio d’ore i dolori delle contrazioni da induzione raggiungono un’intensità elevata. Troppo alta da sopportare per il mio fisico. Essendo dei dolori indotti il mio corpo si contraeva e irrigidiva tanto da non permettermi una pausa tra una contrazione e l’altra. E da non concedermi un lasso di tempo per rilassarmi.
La mia richiesta di assistenza e il primo accenno di violenza ostetrica
Cercavo varie posizioni …ma invano. Per avere un po’ di sollievo ho suonato il campanello d’emergenza per elemosinare un sostegno/aiuto dall’ostetrica. L’ostetrica del turno di notte tra il 15/16 giugno nella stanza numero 14, ha dimostrato una scarsissima professionalità, umanità ed empatia per il ruolo che svolgeva all’interno del reparto. Mi ha negato totalmente degli aiuti come la richiesta di accompagnarmi al bagno o di aiutarmi a fare una doccia calda. Senza neanche chiamare chi di competenza. Nella disperazione totale causata dal dolore, ho suonato più volte il campanello d’emergenza per chiedere degli impacchi di acqua calda per alleviare il dolore. L’unico modo per aiutarmi, secondo loro (in quanto a causa delle mie urla accorsero anche altre figure, ostetriche e Dottoresse), fu quello di relegarmi da sola in una stanza del reparto e fare dei movimenti sulla palla.
Le mie grida di dolore e le risposte seccate del personale…
Ovviamente il dolore atroce non mi dava scampo e, pur volendo, non mi permise di rimanere lì in tranquillità perciò i miei continui urli di aiuto infastidirono l’ostetrica di turno, che si rivolgeva a me con un tono molto infastidito dicendomi perfino di non urlare perché avrei disturbato. Il mio dolore e il mio grido d’aiuto fecero intervenire anche una seconda ostetrica che, vedendomi piegata dal dolore atroce, chiese alla sua collega di mandarmi in sala parto per l’epidurale. Ma lei si oppose dicendo che se non avessi raggiunto la dilatazione di 4cm non mi avrebbe mandato. Insinuando, sempre con toni sgradevoli e quasi di disprezzo, che quelli erano i dolori del parto e quindi avrei dovuto rilassarmi e sopportare.
Io ero distrutta e disperata…
…e quando alle ore 2.30 circa si ruppero spontaneamente le membrane, tutte le ostetriche di turno di quella notte più la Dottoressa si radunarono attorno al mio letto guardandomi con aria di disprezzo a causa del fatto che io avessi disturbato e l’ostetrica di turno nella mia stanza esclamò perfino “finalmente!”. Decisero, così, di mandarmi in sala parto in cui raccontai, distrutta e amareggiata, questo atteggiamento poco consono e umano e con molta cordialità mi tranquillizzarono in seguito all’iniezione dell’analgesia peridurale.
Violenza ostetrica e mancanza di assistenza adeguata
Giorno 16 Giugno 2021. Dopo aver partorito alle 22.59 il dottore di turno dovette procedere con dei punti di sutura a causa di lacerazioni provocate dal passaggio della bimba. Purtroppo anche lui, con aria nervosa si rivolse con dei toni poco consoni alla situazione incitandomi a stare ferma prima che l’anestesia facesse effetto. Procedette con i punti fin quando, annoiato, chiese di continuare in autonomia ad una Dottoranda/tirocinante e lui si dileguò. Quest’ultima non guidata da alcun personale esperto, procedette.
Il primo ritorno in ospedale…
Nei giorni seguenti io lamentavo dei dolori sulla parte sinistra ma giorno 19 Giugno, durante la visita per le dimissioni mi tranquillizzarono sul fatto che fosse tutto ok e che quel dolore fosse tipico del post parto e mi dimisero. Purtroppo la notte del 19 iniziarono forti dolori e nella notte tra il 19 e il 20 Giugno fui costretta a ritornare al pronto soccorso, momento in cui due Dottoresse si resero conto dell’errore commesso dalla collega e procedettero a tagliare con le pinze adatte due punti non necessari.
Purtroppo non potendo ammettere l’errore della collega, refertarono che i 2 punti di sutura fossero caduti spontaneamente e mi ricoverarono per la seconda volta, senza darmi assistenza di alcun tipo in reparto. Mi lasciarono da sola in stanza ad accudire la mia bimba di 4 kg. Purtroppo non riuscivo neanche a cullarla a causa del forte dolore alla ferita che si sarebbe dovuta rimarginare per seconda intenzione.
Violenza ostetrica e la mia continua richiesta di aiuto
Sera di domenica 20 Giugno chiesi aiuto ad un’oss causa di una dissenteria improvvisa a letto. Tutto ciò a causa della mancanza di forze di alzarmi velocemente dal letto e andare in bagno, dovendo gestire anche la bimba. Decisi di suonare il campanello d’emergenza e arrivò un’ oss dicendo che avrei dovuto aspettare perché lei stava finendo il turno e sarebbe dovuta andare via ma mi tranquillizzò dicendomi che avrebbe mandato le colleghe. Purtroppo arrivarono quando dopo 20 minuti decisi di richiamare aiuto. Debilitata, a causa di quest’attesa, un batterio delle feci risalì lungo il canale vaginale provocandomi un’infezione da Escherichia Coli.
Dimissioni e secondo rientro in ospedale…
Dopo le dimissioni giorno 22 Giugno, il 25 Giugno io ero nuovamente ricoverata nello stesso reparto a causa della febbre a 40 che si presentò dopo qualche giorno dall’incubazione del batterio da Escherichia Coli. Quella mattina io ebbi accesso al reparto tramite il Pronto Soccorso e mi volle visitare tutta l’equipe di medici che in maniera super scortese e prepotente pretendeva di procedere con una biopsia o qualcosa di simile all’utero senza il mio consenso, a causa di tutto il dolore già passato.
Questo mio stato di febbre alta, il terrore del dolore e la loro pressione psicologica mi provocarono un delirio psicofisico e solo in questo stato decisero di somministrarmi l’antibiotico.
Non ancora contenti di tutto il malessere e lo stato di depressione che mi avevano provocato mi fecero visitare dalla psichiatra che si rese subito conto della mia stabilità mentale, traumatizzata semplicemente da quanto subìto all’interno di quel reparto, che mi tranquillizzò refertando di non avere necessità di assumere psicofarmaci.
Fui dimessa definitivamente giorno 5 Luglio 2021
Se state vivendo storie simili o avete vissuto esperienze di violenze ostetriche o altri tipi di abusi e avete voglia di condividere i vostri pensieri per sentirvi meglio o per aiutare altre mamme e donne nelle stesse situazioni, non esitate a contattarci.
Siamo qui per sostenerci a vicenda.
Un caro abbraccio a tutte,
Il Team di Mimom

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Solo uno: bastardi. Questa gente dovrebbe essere licenziata. Solidarietà a Giusy
Una fecondazione assistita è un percorso lungo e pieno di incertezze, ma se a queste difficoltà si aggiunge la scarsa empatia del personale sanitario, l’esperienza può essere fonte di grande difficoltà.
Ricordo il giorno in cui durante il controllo ecografico intrauterino, all’improvviso entrò nello studio, un tecnico che doveva controllare il funzionamento dell’ecografo, senza nessun preavviso, senza autorizzazione da parte della paziente, senza nessun rispetto per lei, per il suo corpo e per la sua privacy. La donna si sentì come una cavia e protestò per quanto stesse accadendo mentre la dottoressa, addetta all’ecografia, piccata le disse che “cavia” era altra cosa e non c’era niente di cui lamentarsi!
L’ospedale era la clinica Mangiagalli di Milano, durante l’anno 2002…Spero che questa cose non si verifichino più!
p.s. Sarebbe bastato un telo, per evitare imbarazzo sia nella paziente che nel tecnico e un po’ di empatia nella dottoressa.