Scopriamo come allenarci ad ascoltare noi stessi e i nostri figli con la pratica della Mindfulness per vivere il presente con pienezza. Intervista alla psicologa Chiara Ferrario.
Iniziamo da qui.
Non è vero forse, che capitano a tutti quei momenti in cui si ha la sensazione che la vita ci stia scivolando tra le dita?
Magari arriviamo a fine giornata, spuntiamo le ultime incombenze quotidiane sull’agenda e ci accorgiamo di aver vissuto distrattamente. Non ricordiamo se il sole abbia riscaldato il nostro viso, uscendo di casa al mattino, se abbiamo assaporato appieno il pranzo in quel bel ristorante o goduto degli abbracci dei nostri bambini.
Come mai? Perché ci capitano questi momenti?
È probabile che le nostre attitudini operative, così come anche certe modalità inconsce dell’agire, siano arrivate a soffocare la nostra percezione più autentica della realtà. Allo stesso modo, la nostra capacità di immergerci nel presente potrebbe essere arrivata a un punto critico: minacciata, se non, a volte, addirittura compromessa.
Scopriremo come la pratica della Mindfulness possa venirci in aiuto in questi momenti di irrequietezza, stress e non solo. Così che possiamo esercitarci, con mente e corpo, a trovare un modo più consapevole e armonioso di stare al mondo.
Ne parliamo con la psicologa e psicoterapeuta milanese Chiara Ferrario, che da anni conduce seminari di pratica della Mindfulness. Chiara si è formata presso l’Università del Massachusset ed è certificata presso il Center for Mindfulness per la conduzione del programma MBSR, (che sta per Mindfulness-based stress reduction. In italiano: riduzione dello stress
mediante la consapevolezza) ideato da Jon Kabat-Zinn.
Chiara, la pratica della Mindfulness che cos’è?
Iniziamo con qualche cenno al termine Mindfulness, che deriva dalla parola “sati” (in lingua pâli – il linguaggio degli insegnamenti del Buddha) che in italiano potrebbe essere tradotta con “consapevolezza, attenzione”.
La pratica della Mindfulness si propone questo scopo: portare l’attenzione e quindi la propria consapevolezza, sul qui e ora, momento dopo momento.
A fronte di una più facile tendenza a rimuginare sul passato o a proiettarsi nel futuro, prima che questo accada, la pratica della Mindfulness invita ad allenarsi – con esercizi di meditazione – a mantenere l’attenzione su quell’unico momento in cui si è realmente vivi.
Lo sbilanciamento su passato e futuro non è salutare. Porta a perdersi la vita reale, ci si dimentica di “stare” nel vero e unico momento che esiste: il presente.
Quanto può essere utile questa consapevolezza nel rapporto con i figli?
È fondamentale. A volte capita di accorgersi di non aver vissuto il momento presente quando è troppo tardi. Magari i figli sono cresciuti e noi, ritrovandoci per esempio, a rivedere le foto di alcune giornate particolari, potremmo accorgerci di non ricordare molto. Perché? Perché eravamo assorbiti da altro (già accaduto o da fare) e si è perso quel sorriso, quello sguardo, quella cosa buffa che il bambino aveva detto. O peggio ancora, quella fondamentale comunicazione solitaria, anche non verbale, di un figlio adolescente in crisi e che parla poco.
Però se imparo a ascoltare nel profondo e mi fermo sull’attimo con tutta me stessa, posso – soprattutto in un momento di conversazione conflittuale – dare una chance a quella relazione di scrivere una storia diversa. Diversamente, se sono distratta o magari già penso tra me, “adesso so già dove vuole andare a parare”, non agisco con un ascolto sincero. Quello è un ascolto prevenuto. Così la relazione e il dialogo rischiano di perdere reciprocità e reale confronto costruttivo.
Sembra facile a dirsi…ma è anche così nella pratica?
La Mindfulness è una pratica che si allena. Per imparare a stare sul momento presente ci si può esercitare, ma ci vuole una certa costanza.
Cosa si vive nel presente? Sensazioni fisiche, da cui spesso siamo distratti, anche perché a volte certe sensazioni possono dare fastidio e quindi “facciamo” per non doverle sentire, come il peso sullo stomaco o il nodo alla gola, per esempio.
Cosa facciamo? Mangiamo, ci muoviamo, ci agitiamo…
Possiamo poi provare emozioni di tristezza, irrequietezza o molto altro. Spesso, invece che accoglierle coraggiosamente, cerchiamo di allontanarle con l’azione. Non diversamente funziona per i pensieri.
A volte siamo in balia del pensiero e lo scambiamo con la realtà. Siamo disconnessi da lei quasi come in un “incubo a occhi aperti” e diamo vita a riflessioni e pensieri inquietanti, identificandoci con loro, senza scollarceli più di dosso.
Quindi la pratica della Mindfullness anela a fare entrare le persone in contatto con la triade sensazioni/emozioni/pensieri?
Esattamente. Possiamo trasformare con il suo aiuto, ciò che non ci piace. Per esempio, se ci rendiamo conto che un pensiero compulsivo inquietante è dannoso o tossico, possiamo arginarlo. Allo stesso modo se incontriamo un’emozione di particolare tristezza o dolore abbiamo la chance di prendercene cura. Possiamo evitare che quell’emozione si trasferisca sul comportamento e che diventi non salutare per me o chi mi sta vicino, come i figli o il mio compagno.
Possiamo dire che, a discapito di una nostra modalità più cognitivo-concettuale di stare a contatto con l’esperienza – per cui noi pensiamo, pianifichiamo, rimuginiamo, facciamo confronti tra le diverse situazioni – la pratica della Mindfulness ci aiuta a scoprire una modalità più sensoriale e percettiva di stare a contatto con la realtà.
In cosa consiste l’allenamento?
Seguendo il protocollo del metodo scientifico MBSR Program, ideato da Jon Kabatt-Zin, propongo una serie di nove incontri di gruppo: otto incontri serali una volta alla settimana e un incontro di pratica intensiva di una giornata. Durante le sedute ci si allena in esercitazioni guidate ed esperienziali di tipo psico-educativo.
Le tecniche di allenamento sono evinte da pratiche millenarie legate alle tradizioni spirituali di meditazione. Non solo buddhista ma anche cristiano-cattolica.
Gli esercizi di meditazione proposti sono di tipo laico: ci alleniamo a soffermarci sul presente e a sentire, scacciando via lo stress. Si allena la mente a non vagare dove vuole lei ma a stare dove voglio io. Durante i due mesi di corso propongo inoltre degli esercizi da fare quotidianamente a casa, in cui ascoltare anche delle tracce audio che aiutino nell’allenamento.
Gli studi sull’argomento possono essere un supporto?
Come si corre la maratona correndo e non leggendo così la Mindfullness richiede che ci si alleni, ma non sui libri. Esistono naturalmente testi meravigliosi che danno consapevolezza e ispirazione, ma non bastano a cambiare l’approccio alla vita. Anche a fronte di un disagio o dolore fisico, bisogna impara a venirne a contatto e ad affrontarlo con maggiore saggezza. Prima di prendere dei farmaci o a correre a litigare con qualcuno.
La realtà non va edulcorata anzi. Meglio guardarla con occhi spalancati e sensi affinati per quello che è.
Schiacciamo il tasto pausa. La pratica della Mindfulness ci può aiutare.
Cosicché: ciò che di bello c’è, lo si possa vivere appieno e ciò che di brutto arriverà, lo si riesca ad affrontare in modo saggio.
Foto: courtesy www.unsplash.com
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Sono copywriter freelance e scrivo di ciò che principalmente mi appassiona: cultura, design, trends, life & family style. Ma non solo. Mi piace anche spaziare tra articoli di approfondimento e blogs posts. Tra traduzioni e publiredazionali; ricerche di branding per aziende e reportage. Amo soprattutto le interviste, con il loro contenuto “a sorpresa” fatto di nuovi incontri, grandi scoperte e belle conversazioni.
Lascia un commento