Bambini in ospedale: il danno dell’ospedalizzazione spesso causa nei piccoli pazienti serie problematiche psicologiche. Grazie al progetto Mission Empathy, i bambini potranno distrarsi e vivere l’ospedale con un sorriso in più!
Quando si pensa a bambini costretti nei letti di ospedale, la tristezza ci assale. La paura della malattia che li colpisce, il saperli li, tutti soli a dover affrontare esami, visite, operazioni. Si è mai pensato ad organizzare qualcosa che li facesse distrarre, sentire meno soli e parte di qualcosa? Qualcosa che potesse migliorare l’ambiente che respirano? Che potesse in qualche modo restituire loro felicità e benessere? Beh, Mission Emphaty sta facendo proprio questo!
Mission Emphaty non è una persona, né tantomeno un gioco. E’ un ecosistema sociale innovativo dedicato esclusivamente ai piccoli pazienti ospedalizzati. Un vero e proprio percorso pediatrico pensato per concedere loro sollievo e benessere. Questo progetto nasce con il fine di garantire ai piccoli quella felicità che la malattia spesso porta via con sé. Come? Scopriamolo insieme!
Dietro ogni grande idea, c’è sempre un grande progetto. Ed ora noi di Mimom vogliamo raccontarvi questo! Mission Empathy mette in primo piano i bambini considerando la malattia un’elemento portatore di negatività, ansia e tristezza, soprattutto durante l’età evolutiva. Studi scientifici hanno dimostrato che il ricovero peggiora lo stato della malattia e tende a lasciare segni indelebili. Segni che si ripercuoteranno nella predisposizione ad esplorare il mondo e nella maniera in cui si affronterà la vita futura.
Ed è proprio in questo contesto che Mission Empathy vuole inserirsi offrendo ai piccoli una vasta scelta di attività personalizzate che avranno la funzione di trasformarsi in strumenti necessari per affrontare l’ospedalizzazione e la malattia. Prima di svelarvi le straordinarie attività che Mission Emphaty ha pensato per i bambini però, vorremmo far intervenire la nostra psicologa perinatale di fiducia, Arianna Terrana per fare chiarezza sulle conseguenze della malattia prolungata nei bambini e su come un simile progetto possa alleviare e alleggerire il loro futuro.
Quando si pensa alla malattia, all’ospedale la cosa che inevitabilmente viene a mancare è la progettualità. A cosa serve all’essere umano il progettare? Serve perché lo predispone al futuro, al domani. Fa volgere e rivolgere il suo pensiero alla speranza.Quanta speranza c’è nel dire “ciao ci vediamo domani?” . Forse non ci si pensa mai ma questa frase contiene in sé la consapevolezza di esserci nel futuro. Anche breve, ma nel futuro. Questa frase, prodotta da un pensiero si trasforma in chimica, chimica emotiva. Si perché i nostri pensieri, le nostre emozioni non sono altro che chimica nel e per il nostro corpo.
Voglio raccontare e condividere una mia esperienza formativa umanamente e professionalmente. Ho lavorato per un’associazione di Roma che si occupa di accogliere bambini con tumori e le loro famiglie provenienti da diverse parti d’Italia per offrire loro la possibilità di curarsi negli ospedali romani. Lì ho avuto modo di conoscere tanti bambini che convivevano con un amico, come lo chiamavano loro. Lì ho imparato tanto sulla mia pelle. Ho imparato prima di tutto la forza dell’essere umano, la sua resilienza, la sua capacità di vivere la cosa più faticosa al mondo cercando di conquistare ogni giorno leggerezza. Ho imparato l’importanza della progettualità. Loro mi dicevano “Ciao ci vediamo domani” e dentro me mi chiedevo se quel domani li avrei davvero rivisti. Poi mi sono resa conto che il solo dirlo predisponeva il loro corpo per far in modo che ciò si realizzasse.
Vi racconto e condivido un’esperienza forte ma credo possa aiutarmi ad arrivare alla parte più scientifica. Una bimba di 6 anni mi ha detto “io non posso morire, devo vedere nascere la mia sorellina, ci voglio giocare e voglio crescere insieme a lei. È davvero la cosa che più desidero”. Beh non solo l’ha vista nascere, ma ci gioca ancora insieme.
Mi sono detta “ma davvero un pensiero così intenso può portare alla guarigione!?” I più scettici diranno che le cure mediche l’hanno salvata. Si senza dubbio questo è vero ma ogni bravo medico sa che non ha studiato per offrire pillole ai pazienti perché la vera cura inizia da dentro. Inizia da noi.
Dal nostro essere attivi e proattivi. Si perché appunto come dicevo prima i pensieri sono chimica. Lo so è difficile per molti da credere ma mente e corpo sono un tutt’uno, sono indissolubilmente legati e non due elementi distinti. La mente sta al corpo come la macchina al suo telaio. La mente e il corpo interagiscono in misura tale da influire sulla salute di una persona. Vi faccio un esempio: L’apparato digerente è profondamente controllato dalla mente (cervello) e gli stati d’ansia, la depressione e la paura ne compromettono notevolmente la funzione. Banalmente quando abbiamo paura/ansia quale è la prima cosa che ci capita ?!? Non è forse andare in bagno?! Direi di sì !
Tutto questo accade perché la mente ha il potere di alterare fisiologicamente, attraverso la produzione di ormoni e neurotrasmettitori, il corpo. Soprattutto la mente può alterare la fisiologia corporea, partendo da scelte di vita quali le relazioni che scegliamo di alimentare, la creatività, l’essere ottimisti o pessimisti, la felicità, il modo in cui si passa il tempo libero, il modo in cui si progetta il proprio domani. Attraverso la potente combinazione tra credenze positive e cure amorevoli da parte dei medici la mente può alterare fisiologicamente la comunicazione tra sistema immunitario, endocrino e nervoso.
Ecco questo mio piccolo contributo solo per sottolineare quanto sia fondamentale per avere un corpo sano avere una mente ricca di stimoli, di possibilità, di progettualità. Questo è ciò che si propone di fare Mission Empathy. La possibilità di offrire ai bambini malati un senso di progettualità e il beneficio di questo si nasconde all’interno dei nostri recettori, della trasmissione e produzione dei nostri ormoni, nel funzionamento del nostro sistema immunitario.
L’ospedalizzazione causa un senso di immobilità che fa tendenzialmente ripiegare il bambino su tablet, cellulari, tv come se fossero anestetici. Oppure lo porta ad una regressione fino alla perdita di autonomie, all’incapacità di tollerare le frustrazioni e le forti emozioni che durante la giornata possono alternarsi. Offrire loro una routine, una progettualità, un percorso fatto di laboratori dona loro l’opportunità di non arrivare a quell’immobilità fisica e psichica. Offre piuttosto la possibilità di un movimento, di una speranza, oltre che raggiungere un buon funzionamento mirato alla guarigione.
Per me Mission Empathy significa offrire la possibilità di dire con mente e corpo “Ci vediamo domani!”
Mission Empathy sta organizzando con estrema cura una vasta gamma di attività da proporre in Ospedali Pediatrici, case famiglia e associazioni in modo tale da poter raggiungere il più ampio numero di bambini ospedalizzati. Le attività pensate saranno modulabili in base all’età e alla patologia dei piccoli pazienti. Creatività, inclusività e tailor made sono le parole chiave del progetto che includerà laboratori creativi e didattici gestiti da professionisti del settore, con tanto di qualifiche come ad esempio: ingegneri, chimici, fisici e psicanalisti.
Ma andiamo nello specifico. Ecco a voi una lista di attività pensate per loro:
Una serie di attività che permetteranno ai bambini con diverse patologie di affrontare la propria malattia raggiungendo quegli obiettivi che la stessa tende a limitare o bloccare. Un esempio? La Realtà Aumentata. Questo gioco associato ad un’App permetterà ai piccoli con difficoltà di deambulazione ad interagire con altri bambini in ospedale e con amici e parenti a casa.
Secondo il Metodo Mission Empathy solo trasmettendo empatia si potrà permettere ai bambini di tirar fuori emozioni positive e trasformare la malattia in qualcosa di diverso. Proporre alternative basate su esperimenti, giochi, laboratori e creatività durante l’ospedalizzazione sposteranno il focus sull’apprendimento e l’esperienza positiva fatta di meraviglia, scoperta e novità, alleggeriranno così dalla mente del bambino tutte quelle immagini e sensazioni causate dal dolore psico- fisco della patologia. Inoltre, potranno scoprire nuove attitudini e passioni che potranno portare avanti una volta usciti dall’ospedale.
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Ciao, sonoSally, che bellissima iniziativa!! Complimenti.
da 25 anni lavoro per i piccoli ospedalizzzati in collaborazione con il dipartimento di Psicologia di Bologna con il quale continuiamo ad indagare anche con la ricerca scientifica.
non so se può interessarvi conoscermi, vi lascio il link al sito
http://www.sallygalotti.com
ciao
sally
Ciao Sally, Grazie per il commento!
Giriamo il tuo messaggio a Michela Fazzito, Founder di Mission Empathy!
Così eventualmente potrete conoscervi.
Buona giornata
Il Team di Mimom
Ciao Sally,
grazie mille per l’apprezzamento e complimenti a te per quello che fai!
Che ne dici di sentirci?
Sono convinta che un vero cambiamento possiamo attuarlo solo insieme e collaborando.