
CONSENSO: COME E PERCHÈ È IMPORTANTE INSEGNARLO AI BAMBINI
Il consenso va insegnato ai bambini. Perché? Perché ogni singolo può decidere per se stesso e per il proprio corpo. Viky Ravi ci spiega come, secondo lei, possiamo aiutare i bambini a far rispettare i propri bisogni e desideri.
Fino a qualche anno fa non era così comune parlare di consenso. Se si faceva, di certo, non si pensava ai bambini. In qualche modo, infatti, questa parola ha sempre richiamato la sfera romantica e sessuale della persona facendo pensare che, come genitori, si dovesse affrontare una conversazione sul consenso solo durante l’adolescenza.
In realtà invece, il consenso riguarda la possibilità di dire no alle richieste di un’altra persona se questa ci mette a disagio ed è bene che questa consapevolezza la si abbia a ogni età.
Il corpo è nostro e siamo sempre e solo noi a scegliere chi varca i suoi confini.
Per far rispettare alle altre persone i nostri confini bisogna però innanzitutto imparare a riconoscerli. Come si può insegnare alle bambine e ai bambini a farlo e soprattutto perché è così importante?
Che cos’è il consenso
Per comprendere il concetto di consenso è importante parlare del corpo e dei suoi confini. Il corpo, fin da quando nasciamo, è nostro e solo noi abbiamo diritti su esso. Questo corpo ha dei confini fisici ed emotivi e questi confini sono sacri e vanno rispettati sempre e da tuttǝ[1], genitori e parenti compresi. Proprio perché ogni persona può disporre come meglio crede del suo corpo e proprio perché non possiamo sapere se una determinata azione farà sentire a suo agio l’altrǝ, è sempre importante chiedere.
Perché è importante educare i bambini e le bambine al consenso
Nell’educazione tradizionale il bambino raramente è visto come un soggetto con dei diritti. In questa visione educativa, profondamente gerarchica, la trasmissione del sapere è esclusivamente affidata all’adulto. È il genitore a insegnare e a prendersi cura dellǝ bambinǝ perché questǝ non è consapevole di sé e di ciò che ha intorno.
A questa visione educativa si sono accostati dei metodi alternativi (come il metodo Danese, il Reggio Emilia Approach e il metodo Montessori, per citarne alcuni) che invece credono nelle potenzialità dellǝ bambinǝ e che considerano lǝ piccolǝ una persona con dei diritti e delle capacità. La trasmissione del sapere è, in questi metodi, orizzontale perché anche l’adulto può imparare.
Perché è importante rispettare i bisogni e i desideri dei bambini
A differenza di quanto si possa credere, le bambine e i bambini ci offrono molte occasioni di parlare di consenso. Insegnare allǝ più piccolǝ ad ascoltare i loro desideri e, in certi casi, il loro istinto è una pratica importante che li aiuterà a essere più consapevoli nella vita. Praticare il consenso insegnerà allǝ nostrǝ figliǝ a far rispettare i loro limiti, emotivi e corporei e, a loro volta, rispettare quelli altrui.

Abituarsi ad avere un buon dialogo interno e imparare a capire se si è a proprio agio in una determinata situazione allenerà l’istinto di bambini e bambine e li aiuterà a capire quali desideri sono veramente loro e quali sono frutto di pressioni esterne. Entrambe capacità importanti per andare più sicurǝ nel mondo.
Come insegnare il consenso ai bambini
Come vedremo, lǝ bambinǝ offrono diverse occasioni per parlare di consenso. Ogni volta che, per esempio, la zia o la nonna forza lǝ bambinǝ ad avere un bacino non insistiamo perché lǝ piccolǝ acconsenta, invitiamola a fare ciò che si sente, ad ascoltarsi.
Spieghiamo all’adulto che lǝ bambinǝ si deve sentir libera di fare ciò che desidera e che sarà lǝi a scegliere come salutare. È importante che saluti, per educazione, non che manifesti affetto nel modo in cui vogliamo noi.
Spesso forziamo lǝ più piccolǝ a dimostrare affetto (o a riceverne) perché non teniamo conto che sono persone a tutti gli effetti e, come tali, vanno rispettate. Spesso interveniamo perché temiamo che l’adulto in questione possa rimanerci male ma la persona che fa queste richieste è, appunto, adulta, e saprà elaborare il dispiacere, soprattutto se gli spieghiamo il motivo dietro al rifiuto dellǝ bambinǝ.
Un’altra situazione molto comune si verifica quando nostrǝ figliǝ gioca con altrǝ bambinǝ e insistiamo perché condivida i suoi giochi. Anche in questo caso ci sembra di insegnare qualcosa allǝ bambinǝ, invece stiamo interferendo in dei rapporti tra pari e stiamo insegnando, soprattutto alle bambine, a mettere da parte i loro bisogni per compiacere gli altri.
Cosa accade quando forzo un bambino a dare un bacio
Come abbiamo visto, non rispettare il consenso di un bambino o di una bambina è più comune di quanto ci si aspetti. Quando forziamo lǝ nostrǝ figliǝ a dare il bacino all’adulto, a sorridere all’estraneo o a smettere di giocare per condividere i suoi giochi con un altro bambino, non ci sembra di fare niente di grave.
Se non capiamo le implicazioni che questo può avere nella vita futura dellǝ bambinǝ, non dobbiamo farcene una colpa. Il metodo educativo tradizionale ci ha raccontato lǝ bambinǝ come poco consapevoli e ci ha insegnato che è compito dell’adulto insegnare al bambino o alla bambina cosa sia giusto e appropriato fare in una determinata circostanza.
Per questo motivo, quando ci troviamo nella situazione in cui qualcunǝ chiede qualcosa a nostrǝ figliǝ e lo invitiamo ad acconsentire, non ci sembra di fare chissà quale torto. In realtà, se la bambina o il bambino non vuole e lǝ vediamo esitare, gli stiamo dicendo di mettere a tacere i suoi desideri e i suoi bisogni per compiacere l’adulto.
È importante invece empatizzare con lǝ bambinǝ, avere a cuore le sue necessità. Insegnargli ad allenare il suo istinto e a mantenere un buon dialogo interno con sé per capire cosa lǝ fa sentire a proprio agio e cosa no.
Quando si ha il consenso dell’altrǝ: esempi pratici
Per spiegare il consenso allǝ bambinǝ (e agli adulti) c’è un bellissimo video chiamato Tea Consent ideato da Rachel Brian, una ricercatrice ed educatrice americana. In questo video si usa la metafora della tazzina da thè per spiegare in modo semplice cosa sia il consenso.
Per la ricercatrice americana, il consenso è come il thè. Possiamo offrire una tazzina di thè a qualcunǝ e questǝ ha il potere di accettare o rifiutare. Se l’altra persona ci risponde positivamente lo vuole, in ogni altro caso (come la titubanza o una risposta vaga) è da interpretare come un no.
Come chiedere il consenso a bambine e bambini: esempi pratici
“Posso darti un bacio?”, “Posso toglierti il ciuccio?”, “Va bene se ti tengo la mano?”, questi sono alcuni modi in cui possiamo chiedere a nostrǝ figliǝ se è d’accordo che facciamo con lǝi una determinata azione. Chiedere il permesso a unǝ bambinǝ di cambiarlo o di dargli un bacio può sembrarci una forzatura, ma in questo modo prepariamo l’altra persona a essere toccata. Chiedere il permesso significa dire: “Ti rispetto. Ho alta considerazione di te e dei tuoi bisogni e me ne prendo cura”.
Cosa fare in caso di mancato consenso da parte del bambino
Se cresceremo lǝ nostrǝ figliǝ insegnando loro la consapevolezza e il rispetto verso se stessǝ, potrà capitare che respingano alcune nostre azioni o manifestazioni di affetto.
Se la bambina o il bambino rifiuta, per esempio, di essere cambiatǝ non insistiamo. Possiamo togliere il pannolino o il vestito in un secondo momento? Se sì, non forziamolǝ solo per affermare la nostra autorità entrando in una dinamica a braccio di ferro. Proviamo a rispettarlǝ, a considerarlǝ una persona e pensiamo a quante volte rimandiamo una determinata cosa perché semplicemente non ci va.
Se invece, per esempio, dobbiamo cambiare il pannolino perché è sporco spieghiamolo allǝ bambinǝ. Diciamogli che capiamo che non vuole, ma che in questo caso dobbiamo farlo. Rassicuratelǝ che sarete veloci e cambiatelǝ.
Nel caso in cui il rifiuto sia emotivo non rimaniamo male. Se alla nostra richiesta di darci un bacio, per esempio, lǝ bambinǝ si rifiuta rispondiamo con un semplice: “Ok, ti rispetto. Se dopo vuoi un bacio sono qui”.
Da genitori è facile rimanere male ma ricordiamoci sempre che lǝ bambinǝ non sta rifiutando noi, sta rifiutando di darci un bacio in quel momento. Non è detto che domani non sia lǝi, di sua volontà, ad avvicinarsi.
Alle volte invece lǝ nostrǝ figliǝ sono meno affettuosǝ di quanto vorremmo perché magari non amano le dimostrazioni di affetto. Cosa fare in questo caso? Imparare a rispettarlǝ come faremo con qualsiasi altra persona.
Consenso: una volta è per sempre?
No, proprio perché si ha a che fare con i confini personali di una persona è importante accertarsi, anche a parole, che l’altrǝ sia a suo agio. La manifestazione di consenso deve essere sempre chiara ed evidente e, come abbiamo visto, in tutti gli altri casi è da interpretare come un no.
Il consenso può essere continuamente rinegoziato. Unǝ bambinǝ può sentirsi a suo agio a dare il bacino a un estraneo ma non alla nonna o può volerlo fare una volta e non la successiva e può perfino cambiare idea.
[1] Il simbolo che vedi si chiama schwa. Appartiene all’alfabeto fonetico internazionale (IPA) e si usa per indicare una vocale che in italiano non è presente. Si pronuncia come un “eeee” prolungato e si usa per rivolgersi a entrambi i generi (maschile e femminile) e a chi nel genere non si riconosce, come le persone non binary. Nei miei articoli uso spesso lo schwa in riferimento ai bambini, sia perché non sappiamo se da grandi si riconosceranno nel genere che gli è stato assegnato alla nascita sia per contrastare la pratica comune di rivolgersi sempre al maschile.

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Con l’arrivo di mia figlia ho sperimentato sulla pelle la pressione sociale che viene esercitata sulle mamme e, già da molto piccole, sulle bambine. La maternità è diventata la mia forma di attivismo e sui social, con il mio progetto @femminismoliberatutt, racconto di come si può vivere una genitorialità priva di stereotipi e di come si possono crescere bambine e bambini più consapevoli.
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