QUESTO NON È UN MAMMO, È UN PAPÀ!

Scritto da Elisabetta Pieragostini il .

Spunti riflessivi di Elisabetta Pieragostini sul ruolo del papà e sul significato di “mammo”. Un’etichetta che viene utilizzata per definire il ruolo paterno come qualcosa di estraneo alla sua figura e appartenente piuttosto all’universo femminile.

Secoli di patriarcato ci hanno insegnato che a prendersi cura dei figli sia la mamma. Il padre è sempre stato quello che portava la pagnotta a casa. Ma se un papà, per un motivo o per l’altro, ricopre il ruolo che per logica gli spetta? Diventa socialmente un mammo e non un papà. Riflettiamoci insieme.

Ormai è tanto che si parla di mammo…

“Belen torna al lavoro, Antonino fa il mammo con Luna Mari”. La notizia fa il giro del web, ma questa volta a lasciare perplessi è la parola che è stata utilizzata: mammo. Il web e i social si sono scatenati. Siamo sulla buona strada verso la consapevolezza dei ruoli? Chissà. Me lo chiedo ogni volta.
Ormai è tanto che si parla di mammo ed è troppo, ahi noi, che questa parola viene usata per definire un ruolo fondamentale come quello paterno. La terminologia che usiamo rispecchia semplicemente la società in cui viviamo. Sic et simpliciter. Per questo merita una riflessione il termine che si sta utilizzando. Innanzitutto non è una parola che esiste, diciamolo, ma è la semplice declinazione quasi ironica verso i padri della parola mamma.

Il mammo
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Mammo: come viene utilizzata questa parola

Il termine viene usato in maniera scherzosa, ma rappresenta chiaramente come la società non sia cambiata affatto.

Sarà mai pronta a farlo realmente?

Oggi vediamo senza alcun problema padri che sui social cambiano i pannolini o che accompagnano e riprendono i figli dalle varie attività. Qualcuno osa persino cucinare i pasti. Ma che vergogna per il genere maschile, mamma mia! Un vero uomo non può sporcarsi di omogeneizzati.
La realtà, secondo me, almeno da quello che percepisco da un po’, è che i padri iniziano anche ad aver voglia di svolgere gli stessi compiti della mamma o di prendersi il congedo di paternità. Oggi voglio pensare che possiamo essere emancipati da non confonderci con le vecchie generazioni e con i modelli patriarcali dei nostri nonni, che erano distanti dai figli. Oggi i padri a differenza del passato vogliono partecipare attivamente alla vita dei figli, però la massa non è ancora pronta e ha probabilmente bisogno di un nomignolo. Forse per non perdere quel mantello di virilità maschile? Ma è questa davvero la virilità?

il Papà non è un mammo
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Perché è sbagliato usare la parola mammo

Se un padre si prende cura del proprio figlio, cambiando il pannolino, dandogli il biberon, lavandolo, vestendolo, non fa niente di strano, è semplicemente un padre che, come la madre, pensa a soddisfare le necessità del proprio figlio. Chiamarlo mammo è sbagliato perché si tende a femminilizzare la figura paterna, mettendola in ridicolo e considerandola una femminuccia. Perché un uomo che si occupa di ciò che è sempre stato storicamente appannaggio femminile non è abbastanza uomo o non ha altre risorse per far fronte ai bisogni della famiglia. E quindi fa il mammo mentre la mamma va a procacciare il cibo. Santissima preistoria.

È sbagliato utilizzare il termine mammo perché torna il discorso della società non evoluta, il ruolo del padre deve essere maschile. Inoltre, il termine sminuisce il ruolo della madre e i bambini crescono con la convinzione che le donne contano poco, fanno lavori meno importanti e il rischio è che quando cresceranno tratteranno le donne come persone di serie B.

Mammo: una bruttissima etichetta

Il termine “mammo” che viene attribuito ai padri tende a rappresentare il papà come un sostituto della mamma. Facciamoci tutti i segni della croce, per favore e manteniamo la calma. Ripetiamolo insieme: entrambi i genitori hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri e devono svolgere gli stessi compiti.
Tra l’altro, ai papà non piace affatto questa etichetta perché tende a sminuirne l’impegno. E anche questo dovrebbe farci capire quanto la società nei secoli abbia svilito la figura della mamma casalinga, ad esempio.

Diamo il giusto nome ai ruoli: mamma e papà.

Gli uomini parlano di paternità, si confrontano, anche loro hanno le community di riferimento dove si scambiano consigli, idee, opinioni. Entrambi i genitori lavorano e pensano al sostentamento della famiglia, ma allo stesso tempo entrambi si prendono cura della casa e dei figli.

La “nuova” figura del padre

I papà non sono più quelli vecchio stile che non pensavano a niente se non all’economia della casa. I nuovi padri sono quelli che sono presenti in famiglia e collaborano, giocano con i propri figli. Sono uomini sensibili, amorevoli e disponibili. Ma nella società ancora troppi sono gli stereotipi. Soprattutto ho notato che spesso siamo noi donne a parlare di “mammo”. Prendendoli in giro, ridicolizzandoli e facendoli sentire inferiori a noi, evidenziando gli errori fatti in casa come un pomodoro collocato male o una maglietta riposta insieme ai pantaloni.

Io credo che si debba dar fiducia ai padri che vogliono essere vicini ai figli, nelle loro decisioni, punti di riferimento con cui confidarsi. Proviamo a essere noi mamme le prime a non sottolineare ogni loro errore e a non trattarli marginalmente o solo come se stessimo delegando un compito per il pomeriggio. Cerchiamo di essere delle coppie in cui siamo davvero alla pari. Coppie in cui ci si confronta senza sminuirsi e dove nessuno dei due svilisce l’altro davanti ai figli.

La mia esperienza genitoriale

Quando è nata Matilde, la mia prima figlia, ho messo subito in chiaro le cose: entrambi dovevamo prenderci cura di lei, perché ai miei sabato pomeriggio, come cantava Baglioni, di shopping sfrenato non volevo rinunciare. Così come non volevo rinunciare al mio lavoro. E poi è giusto così, l’abbiamo fatta in due, altrimenti avrei preso qualcuno una sera e avrei concepito Matilde da sola senza il bisogno di dirglielo.

“Beata te che hai trovato un mammo…”

Un giorno mi chiama una mia amica e mi chiede come sto, se è cambiata la mia vita. Ovvio, rispondo io, un figlio ti cambia la vita inevitabilmente, ma io i miei spazi li ho voluti e pretesi e le racconto che un giorno mentre mio marito cambia il pannolino alla bimba, lei gli fa la popò in diretta, e sono scoppiata a ridere pensando alla sua faccia. Lei mi ha risposto “Beata te che hai trovato un mammo, sei proprio fortunata”.

Care amiche e cari amici, non ci ho visto più. Fortunata? Mammo? Lui è un padre che ha gli stessi miei diritti e gli stessi miei doveri le risposi, e poi non voglio sentire questa parola, anche perché è un linguaggio sessista, tipo che i maschi non possono giocare con le bambole perché sono giochi per femmine.

Diamo l’esempio ai nostri figli e dimostriamo loro che un padre è un padre e non un mammo!

Penso anche che dobbiamo dare noi l’esempio ai nostri figli e far capire loro che un padre è un padre che si prende cura del figlio e non un mammo. Poi se hai scelto un uomo sbagliato, un uomo troglodita, o un uomo di Neanderthal sono problemi tuoi. Non siamo noi donne a dover educare gli uomini come se fossero nostri figli. Al massimo si fa una sola volta il discorso. Il padre non fa niente di eccezionale, sta facendo solo il suo dovere. Che è comunque una cosa straordinaria, perché crescere un figlio è un’avventura straordinaria.

Ecco, scusate lo sfogo, ma certi nomignoli non li proprio posso sentire. Lasciamo i mammi alle cronache da basso livello, evolviamoci e lottiamo per la consapevolezza e la parità dei ruoli.
E voi cosa ne pensate?

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