LUTTO PERINATALE: ONDA DI LUCE PER IL BABY LOSS AWARENESS DAY

Scritto da Maria Rosaria Montemurro il .

Lutto perinatale: domani 15 ottobre ricorre in tutto il mondo il BabyLoss Awareness Day ovvero la Giornata Mondiale della Consapevolezza sulla perdita di un bambino in gravidanza o dopo la nascita. Ne parla oggi la Dott.ssa Maria Rosaria Montemurro, Psicologa Clinica, Perinatale, Esperta in Dipendenze Patologiche e Psicoterapeuta Familiare.

Moltissimi sono i Paesi che aderiscono alle iniziative riguardanti tale giornata, per sensibilizzare al tema del lutto perinatale e riconoscere la grande necessità di fornire assistenza psicologica e medica a quelle famiglie colpite da tale lutto.

Baby Loss awareness day

Lutto perinatale: fenomeno comune e tabù innominabile

In Italia, malgrado i numerosi progressi della medicina, i molti scritti scientifici e i diversi convegni sull’argomento, l’interruzione spontanea della gravidanza, che generalmente avviene prima della 12esima settimana di gestazione, risulta essere ancora non solo un fenomeno comune, ma anche un tabù innominabile. Difficile e traumatico da affrontare. Si arranca a riconoscerne la portata della gravità che ne consegue e riceve meno considerazione rispetto alla morte fetale endouterina (MEF) che nel nostro paese viene calcolata dalla 22esima settimana di gestazione in poi.

L’esperienza più innaturale possibile…

Anche quando l’aborto è molto precoce e avviene quando la “pancia” non è ancora visibile, da moltissime donne viene vissuto come l’esperienza più innaturale possibile. Ci si trova di fronte alla morte che incontra l’atto del dare la vita. Ci si confronta con la perdita di un figlio, che “non va a peso” o a “età gestazionale”. Gli addetti ai lavori sanno che del lutto bisogna prendersi cura prima di poterlo in qualche modo accettare.

L’elaborazione del lutto perinatale va vissuta “so-stando”

Baby loss awarness day

La sua elaborazione corrisponde a quel doloroso processo che necessariamente va attraversato e che prevede delle fasi specifiche da percorrere, non “re-agendo” con la fuga ma “so-stando” nel proprio dolore, con l’obiettivo di accompagnare il fisiologico processo di risanamento della propria ferita attraverso ricordi, pianti, sostegno da parte di una “rete” in grado di saper ascoltare.

La reazione alla perdita: grande senso di vuoto e fallimento

Nonostante il legame tra i genitori e il bambino si stia ancora formando, il tipo di reazione al lutto è abbastanza somigliante e associabile al lutto per la perdita di una persona significativa della propria esistenza. Questo perché capita che, già prima del concepimento o durante la gravidanza, vi sia un forte investimento verso quella vita. Vita che, spezzandosi, produce un grande senso di vuoto in chi l’ha attesa. La perdita di un figlio nato morto o morto dopo la nascita simboleggia, dunque, la perdita di una nuova fase della vita. E l’aborto può essere vissuto come un vero e proprio fallimento.

Le 4 fasi del lutto descritte da Bowlby

Bowlby, diversi decenni fa, descrisse le 4 fasi del lutto che un soggetto attraversa quando affronta la morte di un proprio caro. Fasi visibili anche in chi sperimenta una perdita perinatale:

  1. Fase di Disperazione Acuta: dura da qualche ora fino ad una settimana; è caratterizzata da uno stato di stordimento e difficoltà ad accettare la notizia.
  2. Fase di Struggimento: si contraddistingue per il consolidamento di una sempre maggiore consapevolezza della realtà della perdita, da nostalgia ma anche profondo turbamento e rabbia.
  3. Fase di Disorganizzazione e Disperazione: rappresenta lo stadio necessario per poter riconoscere la perdita e dare inizio all’ultima fase che è definita della riorganizzazione.
  4. Riorganizzazione: prevede un riadattamento alla vita psicosociale in maniera resiliente.

Sintomi e manifestazioni del lutto

I sintomi principali che si manifestano in questa circostanza comprendono:

  • Tristezza
  • Nostalgia per il figlio perduto
  • In molti casi desiderio di parlare della perdita
  • Ricerca di una spiegazione medica per attenuare quel senso di colpa di “non aver saputo proteggere il proprio bambino”.

Questo processo di elaborazione del lutto è abbastanza personale e soggettivo, non avviene in un giorno, in una settimana o in un mese né tantomeno esiste una ricetta preconfezionata per farlo. Come sostiene C. Ravaldi (2016):

“Ognuno è responsabile del proprio lutto e delle decisioni che prende per elaborarlo”

Non esistono modi giusti o sbagliati per farlo e sarà possibile che gli stessi genitori affrontino l’evento in maniera diversa, forse opposta, perché usano gli strumenti che hanno in loro possesso in quel momento. In questo tempo, che può andare da un minimo di 6 mesi a un massimo di 2 anni, è richiesta pazienza, strategia, flessibilità, perché si tratta di un percorso non lineare in cui alcune volte sembrerà di tornare indietro a fasi precedenti; serviranno anche disponibilità di risorse umane (amici, parenti, professionisti) e culturali (libri, film, canzoni…).

Il disturbo del lutto complicato

Il disturbo del lutto complicato differisce per molti aspetti dal “semplice lutto” perché “vede una reazione prolungata e anormale di dolore eccessivo, con pensieri ossessivi riguardo alla persona scomparsa (Wittouck et al., 2011), a cui si associa un peggioramento della qualità della vita con numerose evidenze di sintomatologie quali:

  • Disturbi del sonno
  • Depressione
  • Disturbo post-traumatico da stress
  • Ansia
  • Abuso di sostanze psicotrope
  • Disturbi del comportamento alimentare
  • Condotte autolesive sino a giungere a idee suicidarie.

Un’esperienza simile produce un’onda d’urto emotiva molto forte caratterizzata da senso di vuoto e di colpa, e influenza non solo il benessere delle donne (le MADRI passeranno da un senso di Incredulità e Paura a uno di Vergogna, Responsabilità per l’accaduto, sentendosi inferiori e distaccandosi dalla realtà) ma ha un vasto impatto anche sulle dinamiche familiari. Vi è, infatti, un’esperienza soggettiva del lutto visibile anche negli uomini.

Il lutto perinatale nei padri

Baby loss e lutto perinatale

I PADRI, ancora soggiogati da retaggi culturali che vedono gli uomini forti e con la capacità di dominare i loro sentimenti e le loro emozioni, si trovano nella posizione doppia di affrontare il proprio dolore e allo stesso tempo di prendersi cura del dolore della propria compagna, che in questo momento sembra deflagrarsi e perdere il proprio bambino e parti vitali di sè. Ciò spinge alcuni uomini ad interiorizzare il proprio lutto per evitare di essere di peso alla compagna, altri ad esternare irritabilità spesso causata dalla frustrazione dell’essere impotenti nel fare qualcosa.

Il lutto vissuto dai fratelli: prendersi cura di loro raccontando e spiegando l’accaduto

Anche i FRATELLI vivranno il lutto, in maniera più o meno intensa a seconda delle età, quindi sarà di fondamentale importanza prendersi del tempo con loro per raccontare e spiegare l’evento. La loro difficoltà sta anche nell’avvertire una duplice perdita: non solo devono piangere il fratellino o la sorellina ma devono affrontare la mancanza dei genitori per come li conoscevano prima dell’evento morte. Potrebbero, di conseguenza, tentare di assumere un ruolo speciale che va attenzionato dal momento che potrebbero entrare in iperprotezione verso i genitori, cercando di colmare il vuoto e il bisogno di amore.

Familiari e società: reazioni di negazione e fuga dal dolore eccessivo

Spesso, per quanto riguardano i FAMILIARI e la SOCIETÀ, si assisterà a una reazione di negazione, fuga e protezione del dolore eccessivo che impedirà anche di sfiorare l’argomento oppure di trattarlo in maniera del tutto superficiale, liquidando i genitori in lutto con delle frasi frivole che generano solo rabbia, frustrazione e senso di inadeguatezza:

  • “siete giovani, ne farete altri”
  • “meglio prima che dopo”
  • “era solo un ammasso di cellule, non era ancora un bambino”,
  • “succede a tutte le donne almeno una volta”,
  • “quando provate a farne un altro?”

Senza rispetto per il dolore altrui e senza comprendere fino in fondo che quel bambino era unico e insostituibile per quei due genitori e la sua vita non può essere sminuita perché non è durata abbastanza. Sarà necessario per la coppia avere una rete intorno su cui potersi aggrappare. Una rete che possa fare da “cuscinetto” e da “contenimento”, con affetto e delicata sensibilità, rispettando la giusta distanza ma mostrando presenza, così da aiutarli piano piano a ritrovare la strada (R. M. Quatraro; P. Grussu, 2018).

Le raccomandazioni dell’OMS e la figura dell’operatore

Anche l’OMS raccomanda di assistere i genitori che si trovano ad affrontare la realtà della perdita.
La figura dell’OPERATORE è importante in questi momenti per facilitare l’elaborazione del lutto, purché sia discreta e rispettosa, riconoscendo ed essendo presente in quel dolore, anche solo ascoltando (consolare è impossibile!), prendendo e dando tempo, rispettando le scelte prese dai genitori, incoraggiandoli e preparandoli all’incontro diretto con il bambino, se lo vorranno (tenendolo in braccio, offrendo loro dei ricordi come una fotografia, un’impronta del piedino).  L’incontro e i rituali appaiono importanti ai fini di un’elaborazione simbolica dell’accaduto.

Stare accanto ai genitori che hanno vissuto il lutto perinatale è molto difficile

Stare accanto a questi genitori è difficile perché il contatto con il dolore è altissimo e perché vengono toccate corde molto profonde in ogni essere umano che deve pensare a un “nascituro morente”. L’operatore stesso necessiterà a sua volta di sostegno facendo continuo lavoro in equipe, supervisione e formazione ad hoc, imparando a comuniCare. Dunque a prendersi cura di parole e gesti da usare, perché è anche attraverso la cura della comunicazione che si possono porre buone fondamenta affinché avvenga una buona elaborazione. Il riconoscimento di una giornata in cui possano essere abbattuti i tabù permette alle famiglie colpite da lutto perinatale di legittimare il proprio dolore.

E dunque la mia speranza è che questo 15 ottobre possa essere occasione per i genitori di frantumare l’indifferenza e condividere, ricordare, celebrare chi è invisibile al mondo ma presente per sempre nei propri cuori.

Che questo 15 ottobre possa essere occasione per trasformare il dolore e per porre balsamo su ferite aperte da mutare piano piano in cicatrici, presenti e visibili ma non più sanguinanti.

E che l’Onda di Luce intorno al mondo, data dal simbolico gesto dell’accensione per un’ora di una candela (19:00 ora locale) in memoria di questi bambini possa infondere calore ed essere opportunità di sollievo per chi resta, abbattendo la solitudine e facendoli sentire parte di un tutto.

Commenti (2)

  • Argomento proposto molto bene …tra le reazioni alla perdita non è stata menzionata LA RIMOZIONE del fatto. È accaduta a me dopo la morte del mio primo bambino avvenuta dopo quattro giorni dalla nascita. Il mio cervello ha fatto clic ed ha rimosso il problema durante il giorno per riviverlo la notte con incubi continui. Una sorte di schizofrenia cioè di doppiezza di emozioni tra il giorno e la notte che non mi ha permesso di elaborare il lutto e questa rimozione è durata per anni finché non sono stata quasi costretta ad affrontare il lutto subito.

  • Maria Rosaria Montemurro

    Cara Mamma,
    anzitutto mi associo al dolore di questa tremenda perdita che resterà per sempre misteriosa e innaturale.
    Probabilmente ci saranno tante altre reazioni che in questo articolo non sono state menzionate e questo dipende dal fatto che le reazioni al lutto sono tutte molto personali.
    Nella testimonianza che Lei riporta e di cui ringrazio perché la reputo come Dono finale di questo articolo, descrive molto bene il clic del Suo cervello alla notizia della perdita del Gioiello più Prezioso che aveva.
    Tutto si è spento e si è ammutolito.
    Quello che Lei ha vissuto credo sia stato l’unico modo adattivo che questa Madre abbia trovato in quel momento per far fronte al dolore più struggente delle Sua vita. In suo soccorso le è scattato un meccanismo inconscio che ha rifiutato, negato e dunque rimosso non “un problema” ma un vero e proprio evento shockante e inaccettabile. Attraverso questa “temporanea” reazione ha potuto allontanare dalla sua mente disperata un evento intollerabile, cercando rifugio e protezione finché non è arrivato il momento di attraversare il lutto.
    Ad oggi mi auguro che quella grandissima Assenza Esterna sia divenuta Presenza Interna per Lei.
    Un abbraccio affettuoso,
    Dott.ssa Maria Rosaria Montemurro.

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