FARE LA MAMMA È UN LAVORO: ECCO LA CAMPAGNA DI FRANCESCA BUBBA

Scritto da Mamme e papà il .

Fare la mamma: una condizione che ci costringe a fare troppe scelte tra lavoro e famiglia e che per i primi anni di vita dei figli limita la donna sotto molti punti di vista.  Oggi Francesca Bubba ci racconta la sua battaglia, quella di far diventare ” la mamma” un lavoro vero e proprio.

 

“In Italia non si fanno più figli”.

Già. Guardare la punta dell’iceberg è sempre molto facile. Se potessimo soffermarci a guardare nel ghiaccio sottomarino, vedremmo datori di lavoro che al colloqui chiedono alle donne “hai intenzione di avere figli?”, vedremmo mamme che devono lasciare il lavoro, mamme che devono scegliere se lavorare per pagare la babysitter o restare a casa, mamme e papà che fanno acrobazie per pagare gli asili nido. Mamme che devono rientrare a lavoro prematuramente e che al mattino guardano i loro piccoli nella next to me e li vedono ancora così piccoli. Vedremmo mamme che non dormono di notte, ma che la società pretende sveglie di giorno. Fare la mamma è un lavoro vero e proprio!

Francesca Bubba e la sua campagna

La campagna che intende riconoscere “fare la mamma”  un vero e proprio lavoro

Sono Francesca Bubba, e ho deciso di puntare i riflettori sull’intero iceberg.

Ho deciso di andare a fondo.

Ho creato una campagna in cui chiedo che l’atto di cura e di accudimento materno venga riconosciuto come un vero e proprio lavoro, con tanto di indennità da privazione del sonno.

Le neo mamme sono sempre meno tutelate in uno dei loro momenti di vita di estrema difficoltà che è il post partum, e questa rappresenta una delle origini di coercizione patriarcale. Pensiamo anche alla mamme che subiscono violenza e non possono uscirne perché prive di sostentamento, di una rete di sostegno ed indebolite dal post parto. In un periodo così delicato avere almeno un’indipendenza economica può rappresentare uno spiraglio di luce.

Una campagna che si batte anche per ì’indennità da privazione del sonno

Fare la mamma

La ragione per cui chiedo l’indennità da privazione del sonno si esplica anche attraverso un esempio semplice: atti quotidiani come pensare lucidamente o guidare la macchina diventano acrobaticamente difficili quando si dorme 1 ora a notte per un anno. Ci hanno detto per anni che siamo “multitasking”. Come se fosse una fortuna, una virtù. Non sanno che, se potessimo scegliere, piacerebbe anche a noi poter fare una cosa alla volta.
E invece siamo state costrette a diventare multitasking, perché la nostra società prevede che la donna cresca figli , lavori con due ore di sonno addosso, ma allo stesso tempo sia sorridente, positiva, e magari anche palestrata (ma “occhio eh, non troppo! Sennò poi sei mascolina”) .

Fare la mamma: chiediamo che vengano riconosciuti i nostri diritti

Fare la mamma diritto al lavoro
Illustrazione di @ste.pullano

Le neo mamme sono spesso soggette al braccio coercitivo patriarcale

Basta. Ora facciamo rumore e chiediamo che vengano riconosciuti i nostri diritti.

Perché crescere un figlio è bellissimo ma non è facile. Studiamo, ci informiamo, educhiamo e diamo tutte noi stesse per crescere persone emotivamente sane, per la società di domani. E nel frattempo lottiamo per non perdere brandelli di noi stesse per strada.

È un’impresa gigante, e Vogliamo che ci venga riconosciuta.

Se vuoi prendere parte alla nostra campagna usa l’hashtag #mostracosalasci sotto un post o storia in cui fai vedere o parli di qualcosa a cui hai dovuto rinunciare o lasciare da parte appena sei diventata mamma. Può anche un risveglio sereno con tu* figl* neonat*, che hai dovuto portare al nido a 3 mesi. Una foto di quel libro che non riesci a finire, un racconto di quel lavoro che hai dovuto lasciare, di quella passione che hai dovuto accantonare.

fare la mamma è un lavoro
Illustrazione di @Ste.Pullano

Un movimento che intende offrire un’alternativa valida

Con il mio movimento, voglio non solo portare i riflettori su questa problematica, ma anche offrire un’alternativa pratica. Chiediamo di istituire un’indennità di cura per le mamme. E se introdurre una misura nuova e innovativa diventa utopico e poco realistico, un primo passo potrebbe essere copiare ciò che già abbiamo. Pensiamo, ad esempio, all’assegno di cura erogato in base al reddito per chi assiste famigliari e deve rinunciare al lavoro. Abbiamo un ufficio legale che sta curando la causa (Camilla di studio legale fasciolo).

Abbiamo la forza.
Abbiamo tutto ciò che ci serve per vincere.

E lo faremo.
Perché le mamme possono tutto, ma stavolta quel “tutto” facciamolo per noi stesse.

Francesca Bubba

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